Nella élite dei romanzi erotici a pieno titolo siede il testo Dolcissimo Tabú. Una sola creatura poteva narrare di un'audace e violenta requisitoria all'epoca contemporanea, e delucidare nei particolari quel fremito vitale che è nella lussuria di un legame amoroso che ripugna la (sospetta) morale convenzionale e timorosa. E Azul Aguilar lo narra.
E, nel consapevole e deciso rifiuto della propria degradazione, si innalza su un piano in cui il pensiero e il cuore sono limpidi, integri e, immune da intenzioni scabrose, ci racconta di come si goda leccando, sugando, slinguando e sbocchinando. E come si lubrifichi e fluidifichi, mugolando e gemendo il proprio orgasmo con emissioni vocali acute o strozzate in gola.
Solo chi guardi con occhi puri, solo l'innocente e selvatico tra voi riuscirebbe a sostenerne le immagini così come esse sono riprodotte, e a tollerare la descrizione delle relazioni erotiche intrafamiliari, anche di carattere orgiastico, omoerotico orgiastico, e zooerastico.
Concepito e scritto nell'arco che va dal gennaio al maggio 2010, motivato dall'impulso di proiettare fuori da sé la propria vicenda individuale, colui che narra riferisce il viaggio lungo il sentiero consegnatogli dalla Sapienza Celeste.
Questa rapidità di esecuzione, per un romanzo erotico tanto ampio e complesso, potrebbe ben spiegarsi con la “vibrazione” che risuona nella essenza del protagonista-narratore, il quale, in quella trama straordinaria di effetti e fenomeni descritti, parla un linguaggio che non a tutti è dato di intendere.